Faido, e le Valli, fuori dal mondo?

Opinione di Giacomo Gendotti pubblicata su LaRegione.ch, 08 marzo 2020.

Ultimati gli studi con un master in architettura, ho deciso di fare ritorno in valle. Una scelta sofferta, magari sbagliata, ma presa con la convinzione che l’accresciuta mobilità, in primis con mezzi pubblici, nonché l’evoluzione tecnologica in ogni campo fondata sui progressi inarrestabili della digitalizzazione, costituiscono un’opportunità per chi risiede e vuole lavorare nelle valli e nelle zone periferiche.

Le mie convinzioni e ambizioni escono però a pezzi dalla risposta del Consiglio di Stato a un atto parlamentare della deputata Diana Tenconi sulla mancata scelta di Faido come sede per il Museo di storia naturale. È stata per me, e per altri giovani, forte l’arrabbiatura nel leggere che “la distanza di Faido dai principali centri, nonché la posizione decentrata rispetto al baricentro cantonale, non sono esenti da criticità, soprattutto se confrontato con altre proposte”. Bruttissimo segnale! Vuol dire che non si può spostare a Faido, per motivi geografici, un museo legato alla natura, al paesaggio, alla ricerca scientifica, allo studio incentrato sulla valorizzazione e la conservazione del patrimonio naturale, ricco come pochi di flora, fauna e peculiarità naturali legate a un territorio e a una biodiversità di straordinario interesse per ricercatori e studiosi di ogni livello. Sta a significare che la politica cantonale non crede in nessun processo di decentramento di attività amministrative, commerciali ed economiche nelle zone che si trovano a più di 20-30 km dalla città di Bellinzona che, così mi sembra, rappresenta al meglio “il baricentro del Cantone”.

Per le Valli del Locarnese e del Mendrisiotto arrivederci e grazie. Ma Locarno è a 23 chilometri da Bellinzona, con il treno (S20) ci si impiega 27 minuti. Faido è a 40 km, con il treno ci si arriva da Bellinzona in 38 minuti. Differenza 11 minuti. Ma poiché, con un minimo di apertura e di lungimiranza, bisognerà anzitutto guardare a utenti provenienti da oltre Gottardo è comprovato che, ad esempio da Lucerna, si arriva a Faido in treno in 2 ore e 17 minuti, mentre la stazione di Locarno, e non il Museo, la si raggiunge in 2 ore e 11, risp. 2 ore e 26 minuti. Da oltre Gottardo dunque, da Lucerna, ma ancora di più da Svitto o da Arth Goldau, si arriverebbe più in fretta al museo di Faido che a quello di Locarno.

Con i mezzi privati non ce n’è per nessuno. Tenuto conto del traffico intenso, al limite dell’ingorgo quotidiano, fra Bellinzona e Locarno. È evidente che a Faido si arriva da ogni dove in minor tempo e senza troppi intoppi. L’ubicazione del Museo proposta da Faido si trova esattamente di fronte alla stazione Ffs: è facile immaginare che le scolaresche di svizzeri tedeschi arriverebbero volentieri a Faido con il treno o che, vista l’offerta del nuovo Gotthard Panorama Express, ci potrebbero essere frotte di turisti che prima di scendere verso sud per ammirare altre bellezze del nostro territorio potrebbero gustarsi un’arricchente sosta a Faido. Difficile capire, per un giovane, quale possa essere la visione di chi giustamente vieta le passeggiate scolastiche con gli aerei, ma nel contempo continua a blaterare di finanziamenti pubblici per voli interni da Lugano-Agno per Zurigo o Ginevra. La decisione di escludere un insediamento interessante per una presunta eccessiva distanza dal baricentro del Cantone costituisce un pericoloso precedente che toglie molte speranze a chi ancora crede in un futuro migliore per i Comuni di valle. 

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